Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile

S. Francesco d’Assisi

Nello specifico settore della sicurezza stradale, le tecniche di modifica comportamentale consentono di aumentare la sicurezza durante la guida, influenzando positivamente il comportamento degli autisti per mezzo di specifiche attività che non solo possono ridurre il numero e gravità degli incidenti ma possono avere, anche, un influsso positivo sui consumi di carburante ed altri costi correlati, quali manutenzione e premi assicurativi.

Considerati i risultati ottenuti in passato, è evidente che sia ormai necessario adottare nuove strategie di prevenzione che si basino più sulla condivisione dei valori della sicurezza, con la conseguente modifica del loro comportamento dei singoli individui ottenibile mediante l’adozione di metodologie scientifiche di provata efficacia, che sul mantenimento di logiche repressive basate essenzialmente sull’inasprimento del regime sanzionatorio e sulla continua vigilanza che, oltre ad essere di difficile applicazione, nel tempo non hanno garantito il raggiungimento dei risultati attesi.

Il nostro DREAM Project (Safe Driver’s Behaviors Enhancement Management) è un articolato di attività sinergiche il cui scopo, oltre alla definizione ed efficace implementazione in azienda di un in sistema di gestione del “rischio strada”, è quello di fornire ai guidatori gli elementi necessari per comprendere il rischio associato all’attività di guida dei mezzi e, contestualmente motivarli alla stabile adozione di uno stile di guida sicuro.

Grazie all’utilizzo dei dati ricavati nella fase di valutazione aziendale, è possibile definire uno specifico ciclo d’informazione/formazione mirata alle reali necessità aziendali mediante il quale creare la “consapevolezza” sui rischi legati alla guida dei mezzi cui far seguire una valutazione degli effetti dell’azione formativa e, se necessario, predisporre adeguate contingenze per modificare la condotta non sicura e fornire adeguate “motivazioni” per ottenere il comportamento sicuro alla guida da parte del singolo lavoratore.

L’organizzazione di un “sistema di gestione” del rischio stradale (strutturato coerentemente con quanto previsto dallo standard ISO 39001:20129), consentirà di creare un ambiente virtuoso all’interno del quale sviluppare e consolidare nel tempo i risultati raggiunti non solo in termini riduzione di incidenti o comportamenti non sicuri alla guida, ma un corretto stile di guida potrà incidere significativamente anche sui consumi (carburante, pastiglie freni, pneumatici, ecc..).

Questo perché un guidatore che applica i principi della “guida difensiva”, di fatto segue anche i principi dell’”Eco Driving”, contribuendo alla riduzione dei consumi e delle spese generali relative alla gestione dei veicoli.

Al fine d’invertire l’andamento del fenomeno infortunistico specifico, è indispensabile innanzi tutto valutare il grado di consapevolezza che tutti gli attori del sistema sicurezza aziendale, in particolare i datori di lavoro e gli stessi lavoratori, hanno riguardo il tema della sicurezza durante gli spostamenti su strada e i rischi connessi. Questo anche tenuto conto che, nonostante i dati registrati annualmente, quest’aspetto trova uno scarso risalto nel D.Lgs. 81/08 Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro e, di riflesso, nel processo prevenzionistico aziendale. Infatti, è poco frequente trovare nelle aziende specifiche iniziative di formazione del personale e implementazione di sistemi organizzativi per la riduzione del rischio stradale. Nella maggior parte dei casi ci si limita alla gestione della manutenzione (ordinaria/straordinaria) dei mezzi, attività ovviamente importante cui dev’essere dedicata la necessaria attenzione.


Il tema della sicurezza sulla strada, tuttavia, è di assoluta rilevanza, sia considerata la gravità degli esiti che tali accadimenti comportano, in termini di giornate perse e d’invalidità permanente e/o esiti infausti, sia tenuto conto che si tratta di fenomeno multifattoriale e multidisciplinare. Questo considerato che nella dinamica degli incidenti, oltre al fondamentale aspetto del comportamento individuale alla guida, sono identificabili una molteplicità di fattori che intervengono contemporaneamente e alcuni di questi, sfuggono al controllo diretto dell’operatore.


Ogni datore di lavoro, tra i propri obblighi nell’ambito della Valutazione dei rischi, è tenuto a prendere le misure per eliminarli o ridurli, consentendo al proprio personale di lavorare in piena sicurezza. Pertanto, le aziende che operano nel settore trasporti, ma non solo loro, devono farsi carico della gestione del “rischio incidente stradale” ponendo in essere, per quanto in loro potere, adeguate misure di contrasto considerato che per molti lavoratori, il “luogo di lavoro” è rappresentato dall’ambito viabilistico (interno/esterno l’area aziendale).


La nostra azione, quindi, parte da una puntuale ricognizione su come il tema “rischio strada” e stato analizzato dal datore di lavoro e viene percepito dai lavoratori. Questa attività prevede, tra le molte, la valutazione delle modalità con le quali è gestita la selezione e manutenzione dei mezzi messi a disposizione dei lavoratori, l’analisi dei consumi (carburante, usura pneumatici, ecc..) e delle riparazioni (manutenzione freni, riparazioni meccaniche / carrozzeria, ecc..), frequenza e tipologia eventi incidentali, programmazione delle attività di consegna e selezione dei percorsi, programma dei tempi di guida, ecc. .


Tutti i dati sono raccolti direttamente in azienda mediante apposite checklist, interviste ai responsabili aziendali e ai lavoratori.


Tutta l’attività di cui sopra, basata sull’applicazione dallo standard ISO 39001:20129, consente di ottenere una rappresentazione complessiva dell’impostazione aziendale sul tema e, quindi, porta a definire un percorso di adeguamento coerente con le specifiche esigenze dell’Organizzazione.

Molti studi attribuiscono al comportamento di “non sicurezza”, talvolta associato a concomitanti condizioni ambientali non sicure, una percentuale compresa tra l’86 e il 96% degli incidenti che, purtroppo, si verificano in occasione o meno di lavoro. Dal punto di vista della psicologia comportamentale, tutti i comportamenti si verificano in funzione del loro ambiente circostante; i comportamenti insicuri sono infatti il risultato:

1) dell’ambiente fisico,

2) dell’ambiente sociale,

3) dell’esperienza pregressa dell’individuo con i primi due.

La mancata consapevolezza che ognuno di noi è un soggetto potenzialmente a rischio d’incidente stradale, in particolare, costituisce uno degli aspetti più frequenti alla base della sottovalutazione del pericolo e del mantenimento di comportamenti di guida non sicuri. Il livello di percezione del rischio, peraltro, è direttamente riconducibile al grado di controllo (locus of control) che un soggetto ritiene di poter esercitare sul mezzo e sull’ambiente circostante durante la guida. La sottovalutazione della gravità delle (potenziali) conseguenze di un incidente stradale e la convinzione di essere in grado di gestire il periodo alla guida del mezzo essendone direttamente responsabile (locus of control interno) porta ad attribuire alla fortuna o al caso gli accadimenti avversi che possono coinvolgerci (locus of control esterno).

Peraltro, l’omessa o non corretta manutenzione dei veicoli aziendali (ovvero seguendo le indicazioni del fabbricante) o la scelta di officine non qualificate, sono fattori talora sottovalutati che possono generare diverse conseguenze, quali incidenti stradali, infortuni durante l’utilizzo dei mezzi, ecc.. Questo comporta, oltre ai danni conseguenti, l’attribuzione di responsabilità penali a carico del datore di lavoro e di tutti gli altri soggetti gravati della corretta manutenzione e gestione dei veicoli. Nulla rileva, ai fini penali, il fatto che le conseguenze delle eventuali omissioni – ove accertate – si manifestino in un luogo che il più delle volte non è strettamente lo spazio fisico aziendale, ovvero una strada o un’autostrada, poiché per gli autisti professionali strada e autostrada sono i luoghi di svolgimento della mansione affidata e quindi, in caso di incidente, dev’essere valutata l’eventuale omissione aziendale della normativa prevenzionistica e violazione di obblighi di salute e sicurezza sul lavoro ai sensi del D.Lgs.81/08 e dell’art.2087 del codice civile.

Proprio dal fatto che strada e autostrada sono il “luogo di lavoro” degli autisti professionali, deriva la necessità di una valutazione della tipologia e delle caratteristiche delle strade /autostrade presenti sui percorsi dei mezzi e dei rischi prevedibili, tenuto anche conto della variabilità delle condizioni metereologiche e del programma di lavoro previsto.

Anche per quanto riguarda i cosiddetti “infortuni in itinere” l’azione del datore di lavoro è importante, posto che la promozione dei comportamenti sicuri alla guida e la corretta manutenzione dei mezzi personali – pur se estranei alla sua diretta influenza – risulta svolgere una importante azione di promozione e radicazione della cultura della sicurezza.

Quanto sopra, attraverso la diffusione di concetti che vadano oltre la semplice conoscenza tecnica di gestione del veicolo (guida sicura) e che, invece, da una parte siano rivolti all’acquisizione di strumenti analitici in grado d’integrare l’esperienza acquisita nel tempo dai singoli lavoratori così da favorire l’adeguamento del proprio stile di guida al contesto in cui sta operando modificando, quindi, il proprio comportamento (guida difensiva), dall’altra identificare adeguate misure di prevenzione applicabili, organizzando un più generale “sistema di gestione” del rischio stradale (magari strutturato coerentemente con quanto previsto dallo standard ISO 39001:20129).

Le aziende che operano nel settore trasporti, ma non solo loro, devono quindi farsi carico della gestione del “rischio incidente stradale” ponendo in essere, per quanto in loro potere, adeguate misure di contrasto considerato che per molti lavoratori, come già detto, il “luogo di lavoro” è rappresentato dall’ambito viabilistico (interno/esterno l’area aziendale) organizzando un più generale “sistema di gestione” del rischio stradale, anche strutturato coerentemente con quanto previsto dallo standard ISO 39001:2019, che comprenda azioni efficaci in grado d’integrare l’esperienza acquisita nel tempo dai singoli lavoratori con concetti che vanno oltre la sola conoscenza tecnica di gestione del veicolo (Guida Sicura) e che, invece, siano rivolti all’acquisizione di strumenti analitici che possano consentire al lavoratore di adeguare il proprio stile di guida al contesto in cui sta operando modificando, quindi, il suo comportamento e stile di guida (Guida Difensiva).

Evidentemente, un’adeguata combinazione delle due azioni è in grado di integrare sinergicamente gli effetti positivi delle due modalità di addestramento.

Ma questo non basta.

Alla base di distrazioni e incidenti in auto, c’è sempre, di fondo, il comportamento umano, che gli ADAS, per quanto tecnologicamente avanzati, difficilmente potranno sopperire in toto alle molteplici decisioni cui è chiamato il guidatore.

Inoltre, dobbiamo prendere in considerazione anche la consapevole violazione delle regole del Codice della Strada (ad esempio rispetto della distanza di sicurezza, dei limiti di velocità, della precedenza, oppure utilizzo in modo non corretto del telefono cellulare, assunzione di alcool o droghe, ecc..), noto che tali comportamenti “consapevoli” sono alla base di molti incidenti a causa della mancata o non idonea percezione del rischio associato a questi comportamenti errati.

Al fine di cercare di agire concretamente sull’andamento del fenomeno infortunistico specifico, appare quindi indispensabile che tutti gli utenti della strada e, in particolare, i datori di lavoro e i responsabili aziendali, pongano specifica attenzione al tema degli spostamenti su strada e ai rischi connessi, attivando specifiche azioni che risultino efficaci e in grado di coinvolgere in modo proattivo tutti i lavoratori.

L’abilitazione alla guida di un autoveicolo, oggi, è concessa a chiunque superi un esame consistente essenzialmente nella conoscenza delle regole del codice della strada e una sufficiente abilità nella conduzione del veicolo, valutata per pochi minuti in contesti per lo più ordinari e non rappresentativi di tutte le difficoltà che potranno presentarsi nel corso delle normali attività quotidiane di ogni singolo lavoratore.

La “patente di guida”, quindi, è il risultato di un processo formativo standardizzato che, peraltro, non significa necessariamente essere riusciti a preparare un soggetto a guidare coscientemente.

Al fine di prevenire le migliaia di morti stimate ancora per il prossimo futuro sulle strade europee, il Regolamento 2019/2144 CE sulla General Safety Regulation, (che ha aggiornato il precedente Regolamento comunitario in tema di sicurezza 661/2009) e la norma UE 78/2009 sulla sicurezza dei pedoni, a partire dal 6 luglio 2022 prevedono l’obbligo di introdurre, di serie, alcuni dispositivi ADAS, sui nuovi veicoli commerciali e camion che saranno omologati.

Con l’acronimo ADAS, ovvero Advanced Driver Assistance Systems, s’identificano tutti i dispositivi presenti sui veicoli per migliorare il comfort e la sicurezza di guida. Tali disposizioni, risultano quindi certamente rilevanti non soltanto per quanto concerne la sicurezza stradale in generale ma, anche, in relazione al rischio stradale su lavoro e la guida di un veicolo come mansione lavorativa.

L’obbligo, infatti, riguarderà in particolare alcuni dispositivi quali il sistema “Intelligent Speed Assistance”, basato sulla ricognizione e il riconoscimento automatico della segnaletica stradale; l’elemento di avviamento per monitorare, attraverso un etilometro, lo stato di ebrezza del conducente, impedendo l’accensione del motore se il conducente non è idoneo alla guida; il sistema di frenata automatica di emergenza; la regolazione intelligente della velocità; i sistemi di riconoscimento di eventuali distrazioni o stanchezza del conducente; i dispositivi di segnalazione di un blocco del veicolo in situazioni di emergenza; il mantenimento attivo della corsia di marcia; i sistemi di rilevazione di eventuali veicoli che provengono in senso opposto; la scatola nera con data recorder e la videocamera per la retromarcia.

Il progetto, quindi, è orientare la progettazione e costruzione dei nuovi veicoli verso sistemi di assistenza alla guida sempre più performanti e diffusi su tutte le gamme di veicoli, a partire da quelli più economici. Ma dobbiamo comunque considerare anche il fatto che, ad oggi, esiste un parco di veicoli circolanti che non dispongono di questi sistemi e, comunque resta la domanda di fondo: che ruolo gioca il fattore umano nella dinamica degli incidenti? La componente tecnologica, a meno che non sia spinta alla massima sofisticazione realizzando sistemi di guida completamente automatici (rispetto ai quali si stanno aprendo scenari tecnici, etici e filosofici molto complessi e oggetto di ampio dibattito tra gli esperti), il conducente del veicolo potrebbe essere portato ad abusare dei sistemi di sicurezza, affidando a loro l’intervento per correggere sempre ogni situazione.